Suicidio di una parola dimenticata


Oggi vorrei condividere con voi questa favola amara, letta sul bellissimo libro dal titolo ” Tutti i miei futuri sono con te” di Marwan, poeta e cantautore spagnolo di grande spessore.

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La democrazia si buttò giù dalla finestra. La trovarono spezzata in due, con una lettera in tasca. “Lascio tutto. In fin dei conti sono solo una parola di dieci lettere di cui gli uomini non sentono alcuna mancanza.”

Gli operai del Comune che ne raccolsero i resti pensarono quel che pensarono tutti: un’altra parola triste che si suicida. Non la riconobbero, con tutte quelle lettere disarticolate per terra. Ovvio. Correva l’anno 2014 sul calendario, a quell’epoca non era già più una donna troppo presente alla memoria. Prima di lei si erano lanciate nel vuoto parole come giustizia, benessere o speranza. Il giorno dopo sui giornali era tutto come sempre. Un ministro si lamentava della persecuzione dei politici e due milioni di famiglie formavano la squadra più grande del paese, quella delle persone sotto la soglia di povertà. Nessuno fece alcun commento su un così triste evento. Tutto sembrava essere come sempre, come ho detto, ma nei dizionari nulla fu più uguale a prima. La parola democrazia lasciò un vuoto totale quando la codardia e sistema le si avventarono contro come due belve feroci per divorarne i resti. Sui giornali tutto continuava a essere come sempre, ma quel buco nel dizionario lasciò un vuoto profondo nella vita della gente, anche se nessuno se ne rendeva veramente conto. Era sfumato l’ultimo treno, l’ultima speranza. Era l’anno 2014, si chiamava democrazia ed era una donna meravigliosa. Speriamo che almeno riposi in pace. Pace, altra bellissima parola. C’è da augurarsi che la storia non segua il suo fatidico corso e non si debba preparare anche a lei il funerale.

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