Snellire l’apparato pubblico, ci vuole coraggio!

Uno degli obiettivi del nostro Paese è senz’altro una cura dimagrante del “carrozzone” rappresentato dall’apparato pubblico, inteso nel suo complesso e riguardante tutte le istituzioni, Stato, Regioni, Comuni, enti, agenzie e organi parastatali ormai vetusti e che spesso rappresentano solo “stipendifici” a carico dei contribuenti e di quanti lavorano e producono sul mercato.

Certo, è vero, bisogna considerare e tutelare anche i tanti dipendenti e lavoratori, ma un piano di riorganizzazione, efficientamento, digitalizzazione e ottimizzazione complessiva è possibile ed è una strada di riforma che va perseguita.

La riduzione dei costi e le minor spese a carico dello Stato potrebbero in parte sprigionare risorse per attutire il debito pubblico e creare le condizioni per una maggiore funzionalità del sistema pubblico-amministrativo. Parliamoci chiaro, il taglio netto di sprechi sotto gli occhi di tutti, doppioni, enti inutili e posti pubblici e incarichi farlocchi di vario genere ormai non possono più esistere considerata la situazione economico-sociale generale. Con tale operazione e minor spesa pubblica, ecco magari uscire qualche incentivo in più per aziende e lavoratori, in particolare i giovani.

Pensiamo alla sola architettura istituzionale dello Stato: al di là del taglio a livello “romano” (ministeri ed enti parastatali), la Provincia come ente di secondo grado potrebbe addirittura trasformarsi in ente di coordinamento, mentre a livello comunale non possiamo pensare di avere una così densa quantità di comuni, a volte piccolissimi. Si è persa la grande occasione di strutturare e pianificare al meglio il processo di Unione dei Comuni, cominciando a snellire, riorganizzare e governare meglio il territorio.

Ma non solo: c’è anche la possibilità di ottenere altre risorse da tutto il pacchetto immobiliare e di aree di proprietà statale che deve essere messo in vendita (e magari in alcuni casi in svendita) per far cassa a tutti i costi. Anche su questo siamo in ritardo e spesso interessi consolidati bloccano processi di riconversione territoriale che invece sono indispensabili per il nostro futuro.

Quello che vuole Evoluzione Necessaria!

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