Macron: un rapace!

Emmanuel Macron era un politico di spicco francese estremamente dotato e molto giovane, poi, un anno fa il primo scatto, cambia marcia, benedetto da sconosciuti semidei, sposa una donna ben più agèe, in sei-nove mesi crea un partito, En Marche, sconfigge largamente la marea montante del Front National e diviene il più giovane Presidente francese.

Per qualche mese vive una luna di miele in patria ed in Europa viene additato come l’enfant prodige della politica dell’Unione, poi però la realtà gli presenta il conto e cominciano i problemi, soprattutto sociali ed economici, che lo spingono a scelte impopolari, cresce un certo malcontento e si comincia a sussurrare che la sua stella si sia oscurata.

In questa fase si assiste ad una nuova intuizione del giovane gallo: egli comprende che in Europa comanda la signora di Berlino, che lo richiama pubblicamente ad allinearsi nel solco europeo da lei tracciato “se vuole governare dovrà scegliere”.

Allora ecco il battito d’ali del falco francese, perchè tale è, egli comprende che dal basso, dalla gente europea, provengono nuove spinte e che esse stanno divenendo potenti e quindi comincia a smarcarsi: fa balenare una timida apertura all’Italia nelle vicende Vivendi e Stx, e, soprattutto, si fa paladino di una nuova visione dell’Unione Europea, perchè ne vuole divenire il catalizzatore, nell’interesse supremo della Francia ed in ossequio al suo smisurato ego.

Fiuta la debolezza di Angela, ed invoca più Europa per tutti: “L’Ue è troppo lenta, troppo debole e troppo inefficiente”, ed ancora “L’unica via è ricostruire un’Europa sovrana, unita e democratica”, che tradotto significa una Procura Europea, un Esercito Europeo, un Bilancio Comune, un Ministro delle Finanze Europeo e via dicendo….

Questa visione e ciò che comporta è chiaramente osteggiata dalla Merkel perchè, ormai lo abbiamo capito, ella si cura solo degli interessi egoistici dei tedeschi, secondo un modello comportamentale già sperimentato per ben due volte dai nibelunghi nel secolo scorso, con i risultati noti.

Se il nostro Governo fosse capace di una politica estera e comunitaria degna di questo nome si tratterebbe di un’irripetibile occasione per l’Italia che ben potrebbe insinuarsi nelle pieghe di questa contrapposizione per ritagliarsi un ruolo di preminenza in questa fase delicata dell’Unione, ora che le scelte si impongono.

Siccome il nostro Governo pare non essersene neppure accorto è bene che questi Signori Romani si tolgano di mezzo, perchè incapaci e dannosi per il Paese.

 

 

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