Limiti e critica del pensiero unico

Il mondo sta cambiando, siamo passati dalla contrapposizione dei blocchi, con le relative chiusure, alla globalizzazione, ormai mostratasi nel suo vero volto, all’emersione di nuove minacce e delle aggressive tigri asiatiche.

Assistiamo in oggi, nel mondo occidentale, anche transoceanico, all’egemonia di un pensiero unico che non si è dimostrato in grado di far fronte alle esigenze dei popoli, né dei nostri, né di quelli diversi da noi, soprattutto perché questo pensiero univoco mortifica e svilisce le identità nazionali, europee ed occidentali.

Scolorire la nostra identità, perderne i significati e gli insegnamenti è un’operazione pericolosa che rischia di travolgere il nostro mondo, quello in cui siamo nati e per il quale i nostri avi hanno dato la vita, anche perché non si comprende dove dovrebbe portarci questa fusione-incorporazione con altre culture profondamente diverse e distanti dalla nostra.

Se è pur vero che l’apertura è necessaria e foriera di crescita si deve affermare con forza che la tolleranza e l’inclusione non possono divenire sudditanza, abbandono e svendita dei nostri riferimenti culturali, storici ed economici, mentre l’imperativo categorico del rispetto delle nostre leggi, da parte di indigeni e stranieri, non può difettare, pena la perdita identitaria e della pace sociale.

Se questa è l’analisi critica dell’ideologia dominante nei paesi occidentali non possiamo che cercare di strutturare un pensiero nuovo capace di dare una risposta congrua ai cambiamenti epocali in atto, che coniughi la tutela delle identità nazionali, il rispetto della legalità, la pace sociale e la solidarietà di una corretta inclusione, certi che è diritto dei popoli difendersi dalle aggressioni altrui e di scegliersi democraticamente adeguati rappresentanti.

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