Euro e Ue

Tutti gli italiani sanno, per averlo vissuto sulla propria pelle, che l’Eldorado della moneta unica si è rivelato un vero e proprio inferno.

L’Euro, che partì sin da subito con un cambio scandaloso, ben 1.936,27 Lire per 1 Euro, rispetto alla parità marco-euro, ci ha resi tutti più poveri, ma, non bastasse, ha ingessato le politiche economiche italiane e cancellato una politica monetaria che in tante situazioni, pur con i suoi difetti, ci aveva salvato.

A questo fosco quadro si è aggiunta, negli ultimi anni, la preoccupante cessione di sovranità, la sostanziale scomparsa della nostra politica estera e, in ultimo, la subalternità rispetto ad altri stati europei e multinazionali varie (per la prima volta nel Parlamento italiano abbiamo l’istituzionalizzazione, con tanto di albo, delle lobbies e dei lobbisti).

Ricordando da dove eravamo partiti, quanto a situazione generale, all’epoca dell’introduzione della moneta unica, non possiamo che constatare uno sprofondamento del nostro Paese senza eguali e senza fine.

Dato che oggi questa è la situazione, alla quale si aggiunge una reale e completa incapacità di reazione dei governi italiani, appare evidente che ci si debbano porre delle domande con riguardo alla permanenza nell’Euro e nell’Ue.

Porsi delle domande non significa automaticamente optare per un’uscita dall’Ue e dall’Euro, significa valutare le opzioni che abbiamo concretamente a disposizione. 

Realisticamente non siamo in grado di valutare gli effetti economici e strutturali di un’eventuale uscita, ma, in tal senso, un’attenta disamina di quanto sta succedendo ed accadrà in Inghilterra potrebbe fornirci utili indicazioni, pur con le dovute proporzioni, in merito al costo complessivo di un distacco.

 

Tuttavia, la prima valutazione che siamo chiamati a fare è quella relativa alla meta ultima del cammino che stiamo percorrendo, consci che la nostra politica non appare in grado di invertire l’attuale rotta che ad Evoluzione Necessaria appare nefasta.

Risulta altresì evidente che le élite governanti l’Ue vogliono mantenerci all’interno dell’Unione e, nella sostanza, cuocerci a fuoco lento mantenendoci deboli, scalabili ed utilizzabili, forse anche per i timori connessi ad una nostra possibile fuoriuscita, vista la non comparabile rilevanza complessiva della nostra economia rispetto a quella greca.

La proposizione di forme intermedie di permanenza nell’Unione ed all’interno della moneta unica dovrebbe almeno  essere oggetto di attenta disamina e non rigettata a priori, certi che l’unica cosa che non possiamo permetterci di fare è di rimanere immobili, proni e subalterni quali oggi siamo.

Il tema dell’Ue e dell’Euro ci chiama ad una scelta di portata storica che non possiamo sbagliare ed invece navighiamo a vista, senza timone, con le vele strappate ed imbarchiamo acqua da mille falle. 

E’ doveroso che detta scelta sia fatta da un Governo eletto, forte ed autorevole, e che sia fortissimamente condivisa, salvo il previsto referendum popolare.

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