Cnel: 20 milioni all’anno, per il nulla.

Citato nella Costituzione, in 60 anni di attività ha prodotto 14 disegni di legge, mai presi in esame dal Parlamento, neppure in una Commissione Parlamentare.

Ci costa, oggi, 20 milioni di Euro all’anno, ma in passato la somma è stata decisamente superiore, e solo recentemente si è ridotta.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, come altri in passato, aveva tentato di sopprimerlo (verbo forte ma adatto al problema), ma ha commesso il gravissimo errore di inserire la proposta nel testo del referendum costituzionale, poi bocciato dagli italiani. Risultato, la sede storica, Villa Lubin, sopra Villa Borghese a Roma, continua ad essere percorsa da funzionari privi di funzioni, privilegiati nel privilegio.

Il Cnel è un simbolo, il fatto che il buon senso ne suggerisca la chiusura immediata è ovvio, e tuttavia resiste, persevera, ma soprattutto perseverano, i Reggitori Romani, nel mantenere queste isole felici e rigogliose nella corrente tumultuosa delle traversie italiane.

La semplice verità è che l’Italia non può più permettersi i moltissimi enti inutili di cui molte volte si è parlato. Non possiamo neppure permetterci strutture enti ed apparti ben più rilevanti e concreti.

Il mantenimento dei tanti Cnel è semplicemente un’offesa alla povera gente che non riesce a sbarcare il lunario. E non è un modo di dire, almeno per i 5 milioni di italiani in stato di povertà assoluta, come certificato dall’Istat.

I veri tagli, quelli che non vengono fatti, sarebbero un balsamo per le casse esangui dello stato, ma, soprattutto, un segno di discontinuità rispetto al passato e la gente si sentirebbe compresa e “curata”, anziché abbandonata e calpestata.

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