Non accadeva da 60 anni!


Non c’è più tanto orgoglio nazionale, sappiamo che è difficile provarlo in questa situazione penosa, ma quando si parla della Nazionale di Calcio, tutti lo sentiamo rifiorire.

Quando gioca la Nazionale, ci sentiamo tutti di nuovo italiani. È bello tifare la nostra squadra di pallone, tifare per la vittoria sull’avversario. È naturale, come è naturale il rammarico per la mancata qualificazione ai Mondiali.

Ieri sera ho visto l’entusiasmo e la speranza spegnersi negli occhi di mio figlio e questo mi ha rattristata. Perché in fondo non c’è da stupirsi se ogni tanto tutto si ferma per dare spazio ad un sogno, ad un gioco, ad una competizione sportiva. Trovo che non ci sia nulla di male, a patto di considerare il calcio uno sport, un lavoro per qualcuno e non una ragione di vita. Insomma, come al solito comanda il buon senso.

In questo Mondiale l’Italia non farà mai festa, non uscirà in strada a suonare i clackson, non sventolerà bandiere, non avrà il tricolore stampato sui visi dei giovani, non pioveranno sorrisi dopo una vittoria.

Ha ragione Andrea: forse questo è il risultato che ci compete, forse è giusto così. Ma che tristezza!

 

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