L’unica via

L’economia è in crisi e bloccata, l’odierna via perseguita dagli ultimi Governi si è dimostrata incapace di risollevare il Paese, stretto tra i vincoli europei, un debito pubblico ormai insostenibile, un proposta lavorativa non bastevole che fa aumentare i disoccupati ed un sistema pensionistico sull’orlo del collasso.

Dobbiamo per forza cambiare radicalmente via.

L’unica possibilità consiste nel puntare sullo sviluppo. Per fare sviluppo si debbono adottare misure drastiche e mai assunte che liberino le energie produttive presenti nel paese e ne sviluppino di nuove. Lo sviluppo deve essere al centro dell’azione governativa, il faro nella notte, l’imperativo categorico.

Bisogna essere chiari ed onesti: siamo talmente messi male che invertire la rotta è assai difficile e non lo si potrà fare senza coraggio nell’adozione di misure e riforme strutturali e di rottura con il passato, che, sicuramente, creeranno disequilibri che si dovranno governare.

Ma lo sviluppo deve coniugarsi necessariamente con l’equità sociale e la giustezza dell’operato statale siccome la forbice della divaricazione sociale crea in oggi pochi privilegiati scollegati dalla realtà e la stragrande maggioranza della gente cieca, sorda, annientata e spaurita, ed una società siffatta non può riprendersi, non ne può avere la forza.

Abbiamo la straordinaria fortuna che le nostri genti possiedono capacità, risorse e talenti unici al mondo, senza i quali saremmo già in default, ed invece sembra che si faccia a gare ad annientarli.

Per intraprendere questa nuova via, mai tentata in Italia, si deve lasciare libera mano all’intrapresa privata, governata da poche e semplici regole di legge.

Bisogno rilanciare determinati settori in oggi defunti, lanciarne di nuovi, tagliare con la scure a più non posso, far dimagrire lo stato ove appare elefantiaco ed invece, al contrario, irrobustirne la presenza e la valenza in altri settori.

Si tratta di un cambio di mentalità, del Governo e della gente, senza il quale siamo spacciati, o abbiamo questo coraggio, oppure ci rimane la rassegnazione e/o l’emigrazione.

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