Milano, città metropolitana

Il bilancio 2016 della città metropolitana di Milano avrebbe chiuso con un avanzo di 104 milioni di Euro (410 di entrate e 306 di uscite). Segno indubbiamente di una sana gestione e di un’economia cittadina che, nonostante tutto, ancora regge.

Peccato che lo stato italiano le chieda, in applicazione di una legge del 2014, il versamento di un c.d. contributo di risanamento di 165 milioni di euro, rischiando di determinarne il dissesto.

Ma come sarebbe il pensiero? Siccome una città si è ben amministrata allora deve essere lo stato ad affossarla?

La domanda è: risanamento di chi? Certamente non della città metropolitana stessa. Ma semmai di un bilancio dello Stato che non torna per ben altri motivi. Questo è il problema vero…

È chiarissimo che il sistema della contribuzione locale al bilancio dello stato, aggravato dai vincoli ingessanti posti agli enti locali, che anche quando hanno un disavanzo non possono spenderlo, va rivisto integralmente.

E’ altrettanto chiaro che la giusta contribuzione di aree economicamente sane nei confronti di aree depresse, senza arrivare a parlare di federalismo fiscale, tema sul quale si dovrebbe dibattere approfonditamente, non può spingersi sono a far “fallire” quelle aree che di per sé stesse reggerebbero egregiamente.

Tra l’altro configura un autolesionismo dello Stato, di uno Stato che sembra interessato esclusivamente all’incasso, preda di una frenesia in tal senso, al di là di ogni ragionevolezza.

Autolesionismo anche nei confronti dei milanesi i cui pensieri sul tema sono facilmente immaginabili.

Uno stato lontano, un apparato percepito antagonista.

La strada da percorrere appare lunga ma certamente antitetica.

Cari evoluzionisti, nel Programma troverete proposte fiscali complete e sistemiche.

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